Dante Alighieri e la sua discesa all’Inferno
9 Gennaio 2020‘Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, chè la dritta via era smarrita’. Inizia così il primo canto dell’Inferno dantesco, e diverse sono le interpretazioni date a questi versi; una di esse è quella ipotizzata da Guido da Pisa (forse il più antico commentatore del grande poema ), secondo cui il ‘mezzo del cammin di nostra vita’ sarebbe il sonno in quanto dormiamo circa la metà del tempo di cui è composta la nostra vita stessa.
Il sommo poeta si immagina dunque in una selva oscura, che simboleggerebbe il momento di travaglio e confusione interiore che sopraggiunge verso la fase mediana della sua vita, in cui la selva rappresenta la strada errata in cui egli stesso si è imbattuto durante il lungo e travagliato cammino della vita, e dove Virgilio interverrà in qualità di guida spirituale per ricondurlo alla realtà.
Chi fu Dante Alighieri
Considerato il vero padre della lingua italiana, Dante Alighieri nacque a Firenze nel Giugno del 1265 e morì a Ravenna nel Settembre del 1321. Tra i brevi cenni della sua vita spicca il il matrimonio con Gemma Donati alla tenera età di 20 anni (tenera perché tale matrimonio era stato concordato almeno otto anni prima dalle famiglie, come era usanza a quei tempi), che, a quanto pare, non fu poi così felice come sembrava, e la testimonianza di questa ipotesi sta nel fatto che non è mai stato ritrovato alcun verso del Sommo poeta dedicato alla moglie.
Subito dopo il matrimonio Dante prese parte ad alcune guerre in cui Firenze difendeva la sua supremazia contro i popoli vicini come gli aretini i pisani ed i livornesi, iniziando inoltre a partecipare attivamente alla vita politica fiorentina ed essendo eletto nel Consiglio popolare all’età di 30 anni. In seguito poi al suo duro scontro con papa Bonifacio VIII, il poeta guelfo fu mandato in esilio e non fece mai più ritorno nella sua città.
Dante Alighieri e la Divina Commedia
Composta secondo i critici tra il 1307 ed il 1321, ovvero durante il suo esilio tra Roma, la Liguria e la Romagna, La Divina Commedia è senza dubbio una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi, testimone inoltre di quella civiltà medievale che diventò poi oggetto di studi da parte di critici e letterati di tutto il mondo.
La maestosa opera è divisa in tre sezioni chiamate cantici: Inferno, Purgatorio e Paradiso; si nota subito la struttura di versi in terzine (dette appunto terzine dantesche o incatenate), mediante le quali il poeta racconta il suo viaggio immaginario con Virgilio attraverso questi tre inframondi che lo guideranno verso la conoscenza della Trinità. Curiosamente tutti e tre i cantici vengono conclusi usando sempre la parola ‘stelle’, ed ancora oggi si cerca di capirne il motivo. Il successo del poema fu subito straordinario e rese ufficiale l’affermazione definitiva del dialetto toscano come lingua italiana a tutti gli effetti.
La Divina Commedia, l’Inferno
L’Inferno è il primo dei tre cantici che si apre con una piccola introduzione nella quale il Sommo poeta descrive il suo travaglio interiore dovuto ad un momento di smarrimento spirituale, e del suo incontro con Virgilio, il quale lo aiuterà a ritrovarsi e ad uscire dalla selva oscura (che allegoricamente rappresenta il peccato).
Egli raffigura il suo stato d’animo come quello di un naufrago scampato alla turbolenza ed alla pericolosità delle acque dalle quali si è salvato, voltandosi per un attimo a rimirar lo passo, e cioè prendendo consapevolezza degli errori commessi; ma proprio mentre è sul punto di riprendere il suo viaggio, ecco che si imbatte in tre fiere (una lupa, un leone ed una lince dal pelo maculato) simboleggianti lussuria, superbia e cupidigia, ed è proprio qui che lanciò il famoso grido di aiuto ‘miserere di me’, raccolto da Virgilio.
La divina Commedia, il Purgatorio
Una volta usciti dall’Inferno, Dante e Virgilio si ritrovano nell’emisfero australe dove in mezzo al mare spicca l’immensa montagna del Purgatorio, a guardia della quale incontrano Marco Porzio Catone Uticense, politico, scrittore e militare romano. Il Purgatorio è diviso in sette cornici dove le anime si purificano prima di accedere al Paradiso, ma, contrariamente alla struttura a cono rovesciato incontrata nell’Inferno, qui le cornici situate più in basso ospitano le anime macchiate delle colpe più gravi e quindi più lontane dall’ascesa al Paradiso, mentre quelle con peccati di minore rilievo sono collocate più su, e quindi più prossime a quest’ultimo.
Superbi, invidiosi, iracondi, accidiosi, avari, sono gli animi di coloro che occupano gli anelli più infimi situati alla base di questa montagna, dalla quale i due poeti escono attraversando un muro di fuoco che li proietta al cospetto della scala che darà loro l’accesso al Paradiso terrestre, ma una volta qui dovranno separarsi, e Virgilio affiderà a Beatrice il compito di accompagnare Dante in Paradiso, non reputandosi degno di poterlo fare lui.
La divina Commedia, il Paradiso
Una volta purificato il suo animo da tutti i peccati, Dante è ora pronto a salire in Paradiso accompagnato da Beatrice (la sua musa ispiratrice), e lo fa volando tra nove cieli concentrici nel cui centro esatto si trova la terra; la sua anima è finalmente del tutto pervasa da una armonia ed una illuminazione mistica che gli consentiranno di vedere Dio (l’amor che move il sole e l’altre stelle).