Il presepe natalizio: tutto su quest’antica tradizione

Costruire ed addobbare il presepe natalizio…che gran momento di spiritualità ed unione familiare…e che emozione deporre il bambin Gesù alla mezzanotte del 24 Dicembre, in una culla riscaldata dal fiato del bue e dell’asinello. Il presepe natalizio è forse la più antica forma di rappresentazione della nascita di Gesù di cui si abbia traccia, ed è oggi tradizione molto diffusa rispettata soprattutto in certi paesi.

A Natale ci si divide un po’ in due correnti principali per quanto riguarda gli addobbi natalizi ed il modo di voler rappresentare la festività: quelli dell’albero e quelli del presepe. Diciamo che quelli dell’albero forse se la cavano più facilmente con gli addobbi, perché alla fine una volta messo su l’alberello (oggi tutti rigorosamente finti e facili da montare sul loro bel treppiede di metallo), non resta altro che disporre luci intermittenti, festoni e palline colorate, e non dimenticarsi del puntale per chiudere in bellezza l’opera. Mettere in piedi un presepe è tutt’altra cosa, soprattutto se si decide di fabbricarlo con le proprie mani.

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Tea, la musa transessuale di Angelo Garino

Angelo Garino è uno dei pochi artisti italiani ad essere passati alla storia per aver rappresentato nelle sue opere una donna transessuale. Tea era il nome della sua bella musa, che egli raffigurava in molte sue opere con una grande femminilità. E’ curioso il fatto che, in quel periodo, l’artista danese Einar Wegener, la cui vita fu raccontata al cinema da Eddie Redmayne in ‘La ragazza danese’, si autoconvinse che nel suo corpo c’era una donna, fino al punto di iniziare a chiamarsi Lili Elbe, e sottomettersi ad un intervento di chirurgia genitale che finì col costarle la vita.

Agli inizi del secolo XX Tea era una transessuale tanto richiesta quanto perseguitata, che sopravviveva vendendo il suo corpo nella città di Trieste e zone adiacenti. Un secolo fa, condurre una vita da trans a Trieste non aveva nulla a che vedere con quello che si suppone sia oggi, epoca in cui la società accetta sempre di più le persone transessuali.
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Charles Dickens e la sua importanza nella letteratura

Lo scrittore e giornalista inglese (nonché ottimo ‘reporter di viaggio britannico) Charles Dickens, è considerato uno dei più grandi e popolari romanzieri di tutti i tempi; a lui è attribuita la creazione di quel genere di romanzo denominato ‘sociale’ nel quale sapeva dare risalto alla vita dei ceti sociali più poveri, denunciando anche situazioni di soprusi e discriminazione da parte dell’aristocrazia.

Nei primi anni dell’ottocento era abbastanza diffusa una particolare corrente narrativa, il romanzo picaresco; l’autore raccontava una storia della quale quasi sempre era protagonista, ed in questa storia descriveva le proprie avventure relazionandole con le difficoltà che può incontrare un giovane appartenente ai ceti sociali bassi. Scrittori come Daniel Defoe e Henry Fielding ne sono stati ulteriori esempi. Dickens seppe fondere bene il romanzo picaresco con quello rosa quasi fiabesco fatto di intrighi ed amori che quasi sempre conducono ad un lieto fine.
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Ossario di Custoza, un monumento storico

L’Ossario di Custoza è un edificio storico situato sulla sommità del colle Belvedere nella cittadina di Custoza in provincia di Verona, nel bel mezzo delle colline moreniche del Garda (formate dall’accumulo di detriti risultanti dallo scioglimento di ghiacciai) tra Prealpi ed Alpi, giusto al confine tra Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige.

L’inaugurazione di tale monumento risale al 24 Giugno del 1879 alla presenza del principe Amedeo di Savoia duca d’Aosta, ed al suo interno si trovano i resti dei soldati italiani ed austriaci morti nelle due battaglie di Custoza che avvennero nel 1848 e nel 1866 e che segnarono due date storiche nelle guerre d’indipendenza, in pieno periodo rinascimentale. L’architetto veronese Giacomo Franco si aggiudicò l’appalto per la sua costruzione in seguito ad un concorso nazionale indetto nel 1877, che egli vinse superando altre 82 candidature di altri noti ingegneri italiani.

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Dante Alighieri e la sua discesa all’Inferno

‘Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, chè la dritta via era smarrita’. Inizia così il primo canto dell’Inferno dantesco, e diverse sono le interpretazioni date a questi versi; una di esse è quella ipotizzata da Guido da Pisa (forse il più antico commentatore del grande poema ), secondo cui il ‘mezzo del cammin di nostra vita’ sarebbe il sonno in quanto dormiamo circa la metà del tempo di cui è composta la nostra vita stessa.

Il sommo poeta si immagina dunque in una selva oscura, che simboleggerebbe il momento di travaglio e confusione interiore che sopraggiunge verso la fase mediana della sua vita, in cui la selva rappresenta la strada errata in cui egli stesso si è imbattuto durante il lungo e travagliato cammino della vita, e dove Virgilio interverrà in qualità di guida spirituale per ricondurlo alla realtà.

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